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Newsletter Settimana 14/11/2022

Le giuggiole e il loro brodo

È la seconda volta nel giro di pochi giorni che un animo gentile ci fa trovare in studio, all’angolo caffè, un sacchetto di giuggiole. Nel mentre si sta indagando chi sia il benefattore, ho chiesto se qualcuno/a avesse mai fatto o assaggiato il brodo di giuggiole. La risposta è stata negativa. Dal momento che sono pettegolo e curioso ho s-google-ato (leggi: sgugolato) e, con mia non eccessiva sorpresa, ho scovato alcune notizie.

Si dice che tra le fonti storiche più remote che citano i frutti del giuggiolo si vi siano le “Storie” di Erodoto, il quale avrebbe paragonato il gusto dolce della giuggiola a quella del dattero, raccontando che da essa si poteva ottenere una bevanda inebriante, utilizzando la sua polpa fermentata.

Alcuni studiosi ipotizzano inoltre che nel Libro IX dell’Odissea il “frutto del loto” citato da Omero che portò all’oblio gli uomini di Ulisse sbarcati sull’isola dei Lotofagi, possa in realtà corrispondere ad una specie di giuggiolo selvatico, e dunque l’incantesimo narrato sarebbe stato provocato dalla bevanda alcolica preparata con i frutti inebrianti di questa pianta e non da sostanze narcotiche.

Personalmente propendo per la versione Omerica. È più poetica e intrigante. Vado subito a vedere se è rimasta qualche giuggiola nel sacchetto per prepararmi un brodino; vi saprò dire se avrò ottenuto lo stesso effetto che le giuggiole hanno avuto sui compagni di Ulisse: dimenticare il passato e far svanire ogni preoccupazione per il futuro.

stefano benatti

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